sabato 12 settembre 2009

Reincarnazione e Karma


Una delle principali credenze delle religioni orientali, Induismo, Buddismo, Giainismo, Sikhismo… è quella della reincarnazione. Reincarnazione è la rinascita dell’anima, dopo la morte, in un altro corpo fisico. Conosciuta anche come trasmigrazione delle anime, è uno dei concetti fondamentali di alcune culture africane e movimenti religiosi new age. Pitagora e la sua scuola della Magna Grecia ne furono sostenitori.

Dai più, la teoria della reincarnazione è considerata una fantasia puramente new age ma sono molti, oggi, a studiare la teoria utilizzando metodi scientifici.
Nella clinica di psichiatria infantile della Virginia University, sono stati condotti studi su alcuni bambini di età compresa tra i due ed i sei anni che dicono di ricordare particolari delle loro vite precedenti. Generalmente questi ricordi dopo una certa età tendono a scomparire ma è sconvolgente la precisione dei fatti e dei particolari ricordati da questi bambini, spesso relativamente a luoghi, città o simili cui, in effetti, non sono mai stati. Tanto è stato scritto in merito alla reincarnazione ma nonostante questo si fa ancora molta confusione. Non è possibile comprendere dettagliatamente la reincarnazione senza aver ben chiaro il concetto di materia e spirito. Laddove per materia intendo il corpo, possiamo chiarire il concetto paragonando il corpo ad un’auto e lo spirito, al suo autista. L’autista è libero di cambiare l’auto e di esistere indipendentemente dalla vettura. La macchina, al contrario, senza l’autista, resterebbe solo più un assembramento di metallo e plastica. Lo spirito, l’anima, il sé - se vogliamo - nel passaggio da un corpo all’altro non cambia mai. È quando l’anima si identifica col corpo (la spiegazione di Ego che ci ha dato Yogananda) che di volta in volta assume, che “si diventa” una persona.

Viene spontaneo chiedersi cosa determini le condizioni basilari della nuova nascita, come i genitori, l’area geografica, le condizioni economiche della nuova famiglia ecc. Mi riferisco persino al tipo di incarnazione, animale o umana. Le motivazioni che rispondono a questa domanda sono le stesse che rispondono anche al successivo quesito che ci si pone e che riguarda la relazione tra dolore, sofferenza e incarnazione.

Il concetto di reincarnazione è legato al concetto di Karma. È, infatti, la Legge del Karma a stabilire le condizioni dell’incarnazione. Per spiegare la Legge del Karma possiamo provare ad usare un esempio. Supponiamo di nascere oggi, che è il primo giorno della creazione, per la “prima volta”. Dio, che non è cattivo e ingiusto, che non è tiranno e vendicativo, regala a tutte le sue creature, il libero arbitrio secondo cui, ognuno di noi, è libero di agire come crede. Il modo in cui scegliamo di agire diventa parte della memoria che registra, azione dopo azione, il nostro operato. Azione dopo azione il nostro registro memoria, giorno dopo giorno, accumula informazioni sulla nostra condotta. Le nostre scelte, i nostri pensieri, le nostre azioni, le nostre parole. Tutto viene inesorabilmente scritto. Quando. . . giungiamo all’ultimo dei nostri giorni, questo registro, la nostra eredità, l’unica cui dovremmo realmente tenere, stabilisce il nostro futuro, la nostra successiva incarnazione. Immaginate una di quelle vecchie bilance a due piatti che, probabilmente, vi è capitato di vedere su cui, su un piatto, viene messa la merce da pesare e sull’altro, l’unità di riferimento del peso. Si aumenta il numero di unità peso fino a quando i due piatti avranno raggiunto esattamente la stessa altezza. Il numero di unità peso presenti nel relativo piatto stabilirà il peso della merce. Tornando al nostro esempio, abbandonato il corpo arriviamo, ormai solo spirito, col nostro sacchetto memoria in “mano”, innanzi al Creatore che poserà, nel piatto di destra della bilancia la parte di buone azioni, quelle che determinano armonia, mentre su quello di sinistra, le cattive azioni compiute, quelle che seminano disarmonia. Sarà il piatto che si rivelerà più pesante a stabilire le condizioni del nostro futuro. E così in avanti, incarnazione dopo incarnazione. L’esempio è banale e sicuramente semplicistico ma rende l’idea. Non c’è nulla di quanto noi facciamo che non diviene parte del nostro retaggio. Allo stesso modo non c’è nulla di quanto ci accade, bene o male che sia, che non è, il nostro retaggio. Niente, nessuno può farci del male se non siamo stati noi, prima, ad avere causato del male ad altri. Possiamo, in definitiva e con buona dose di fantasia, immaginare la legge del Karma, come l’estensione su un piano metafisico del terzo principio della dinamica, la terza legge di Newton, “Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”.
Ho parlato di armonia e disarmonia. Per quanto per certi versi e in alcune drammatiche situazioni possa sembrare ingiusta, la Legge del Karma è in realtà una legge armoniosa e perfetta. Nulla le sfugge e se si crede nell’esistenza di un Dio giusto si crederà facilmente alla reincarnazione ed alla Legge del Karma. In realtà non siamo totalmente schiavi di questa legge che, nella visione del Buddha, non è una legge ineluttabile, un principio inesorabile che impedirebbe qualsiasi evoluzione. C’è un’opportunità di realizzazione. Le azioni giuste, quelle che creano armonia, sono quelle su cui dovremmo concentrare i nostri sforzi. Tutto il resto ci verrà dato in aggiunta.

“Quando cesserai di voler riempire la tua coppa di felicità, ed inizierai a riempire quella degli altri, scoprirai con meraviglia, che la tua sarà sempre piena”

Sono parole di Paramahansa Yogananda che nel suo libro “L’eterna ricerca dell’uomo – Ed Astrolabio”, fornisce col suo modo scientifico ed unico le spiegazioni sul modo in cui i Rishi, gli scienziati spirituali, sono giunti a comprendere queste leggi cosmiche.

“Semina un pensiero e nascerà un'azione. Semina un'azione e nascerà un'abitudine. Semina un'abitudine e nascerà un carattere. Semina un carattere e nascerà un destino, poiché la mente precede i modi d'essere, originati dalla mente, creati dalla mente. Nella mente ha origine la sofferenza. Nella mente ha origine la cessazione della sofferenza (Buddha)”

Non dovremmo pensare mai che quanto ci accade sia qualcosa di troppo, sia qualcosa di ingiusto. Dio è buono e soffre della nostra sofferenza e desidera che ognuno di noi realizzi le Verità Universali e per aiutarci in questo, per aiutarci nella ricerca della liberazione dal giogo del ciclo nascita morte, invia sulla terra speciali anime illuminate, gli Avatar. Non fate confusione con la definizione del termine in uso oggi nel mondo di comunità virtuali di internet e di giochi fantasy e on line. Avatar è una parola sanscrita che significa discesa e con questa parola, nelle scritture indù, si indica la discesa della Divinità nella carne dell’uomo. Gli Avatar sono esseri prescelti da Dio per apportare superbe benedizioni all’uomo (Autobiografia di uno yogi). Gli Avatar, esseri illuminati liberi dai legami karmici e da quelli di nascita e morte, discendono sulla terra solo per aiutarci lungo il nostro cammino finché, come promesso da Yoganada, un Avatar, anche l’ultimo degli uomini non avrà realizzato il divino.

Nessun commento:

Posta un commento