lunedì 9 luglio 2012

Infinito splendore


"E se anche avessi comperato tutte quelle cose e mi fossi rovinato e la mia bella mi avesse piantato, passerei ancora qualche volta per la strada dei negozi. Mi metterei davanti alle merci in mostra, guarderei attraverso le vetrine, fiuterei legni preziosi, palperei tessuti delicati ed eserciterei la mia abilità nelle centinaia di giochi di pazienza e di scherzi, riportandone la gioia per gli occhi che l’Oriente offre e alla quale unicamente è rivolto. Tutto ciò che si può avere pagando qui in Asia è sospetto, dal letto al cibo, dal servitore al cambio di valuta, ma tutt’intorno splendono inesauribili la dovizia e l’arte dell’Asia, insidiata, derubata, minata e violentata, forse già brutalmente fiaccata e forse in agonia, eppure anche così sempre più ricca e più varia di quanto possiamo sognarci in Occidente. In ogni luogo fanno mostra di sé tesori, tutti a disposizione di colui che sa trovarvi la gioia per i propri occhi, poiché, che io comperi per cento dollari o per diecimila, in cambio di tutto quel denaro ricevo solo una piccola, singola cosa che forse fra non molto deluderà, e dell’immagine dei tesori accumulati, dell’immenso variopinto splendore del bazar asiatico posso portarmi in Occidente solo un riflesso nella memoria. Se, tornato a casa, aprissi una o dieci casse piene di oggetti cinesi e indiani, sarebbe come se del mare portassi con me una o venti bottiglie piene d’acqua: ne portassi anche cento barili, non sarebbe mai il mare"

Dall'India
Hermann Hesse

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