domenica 26 settembre 2010

Cosa resta del sogno quando non lo realizzi

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In questo week end, ormai alla fine, alcuni membri di Ananda sono stati nel centro dove faccio meditazione. È stato fatto un po’ di kirtan, un po’ di meditazione, satsang e la cerimonia di purificazione. Ho gettato nelle fiamme purificatrici tutto il male che mi porto dentro ultimamente. Ho ascoltato ogni singola parola del satsang come fosse diretta soltanto a me stesso, un po’ frastornato per via del mal di testa che mi attanaglia da quasi 10 giorni ormai e quasi ininterrottamente, fatte salve poche ore di sereno di tanto in tanto. Ho temuto e sperato che la mia “tata”, lungo il cammino del kriya, mi chiedesse come va o di fermarmi un attimo a verificare con lei la mia tecnica.
Durante la meditazione ho rivisto me stesso a Rishikesh. 



Era notte e non riuscivo a dormire, così sono uscito dall’albergo e sono andato a sedere in un piccolo parco in riva al Gange. Ho controllato la mia posizione, verificato che la colonna vertebrale fosse ben eretta e chiuso gli occhi in meditazione. 


Era luna piena e una fresca brezza mi accarezzava il viso coi profumi della notte, delle montagne, del fiume.  Ho pregato a lungo quella notte. Ho pregato perché quell’unico desiderio che porto nel cuore vedesse finalmente la luce. Ho affidato a Dio tutto quel che sono. Che ero e che sarò, certo che solo il meglio sarebbe arrivato. Certo che il Suo piano sia molto più accurato e perfetto per me, più di quanto io sarei mai in grado di realizzare. Ma questo desiderio, questo sogno che mi porto nel profondo e che sento arrivare da un passato precedente a questa incarnazione, è un karma di cui devo liberarmi. 

Ho pregato a lungo quella notte Dio, la Madre Divina, i Guru perché arrivasse nella mia vita la coronazione di un sogno.
Parte di quel che ho chiesto si è affacciato alla mia porta perché io potessi iniziare a lottare per conquistarlo. C’ho creduto. Ho lottato sicuro della vittoria  in virtù di quella preghiera e della fede che riponevo nella sua soddisfazione.

Il sogno è svanito. Non sono stato in grado di conquistare un bel niente.

Sia clemente il castigo, per tanto spreco.
E accorto l'angelo che veglia sulle nostre solitudini.
(Questa storia - Alessandro Baricco)

E oggi mi chiedo e provo a metabolizzare su cosa resti del sogno quando non lo si realizza. Quando non si avvera. O si avvera solo in parte o si avvera un altro e non a te. E l’unica risposta che riesco a confutare osservando anni è “niente”. 
Niente è quel che rimane. 

Eppure so che giorni, settimane, mesi o, nel peggiore dei casi anni, curano anche le ferite peggiori e qualunque desiderio insoddisfatto.

Ma la cosa più difficile da fare è riuscire a riconquistare, a mantenere la fiducia in Dio, così duramente messa alla prova dalla sofferenza di non vedersi accordare quel che, col cuore gonfio di amore e umiltà, si è chiesto al Padre.

Anni fa la persona, l’amica, più importante che abbia mai avuto in tutta la mia vita, mi ha abbandonato in seguito ad uno “spiacevole incidente”. Per quanto avevamo modi di vivere e credi differenti lei aveva la straordinaria capacità di mantenermi sui miei (non i suoi) binari anche innanzi le difficoltà. Da un po’ di tempo sto affrontando uno dei periodi più tragici lungo la mia strada. La consapevolezza di essere ormai diventato adulto è giunta nel modo più deleterio possibile. E non è che mi ha lasciato possibilità di scegliere il modo in cui affrontarla, no, mi si è piazzata innanzi e mi ha lasciato disarmato. Sono mesi ormai che mi ritrovo incapace di gestire questa situazione e lotto per uscirne in pace e portatore di pace. Eh... mi mancano le sue parole di conforto, i sui consigli, anche solo il saperla dalla mia parte. E quanto ho bisogno delle sue parole inspirate...

Quel che mi resta è solo un desiderio irrealizzato ed un altro che inizia ad affacciarsi: la voglia di smettere di scendere in basso, di iniziare ad essere di nuovo me stesso e percorrere con la fede che mi contraddistingue il mio cammino perché così io per primo proprio non mi riconosco.

Cosa deve restare del sogno quando non lo si realizza? La consapevolezza che accanto alla sofferenza, c’è sempre il piacere. Che dopo una delusione, gioia sempre nuova dovrà arrivare:

Sono felice sono sempre in pace
qui ed ora,qui ed ora
do’ la mia gioia agli altri
oh che gioia, oh che gioia
(canto di Ananda)

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