giovedì 30 settembre 2010

Tre cose di una bellezza disarmante

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Una volta ho raccontato ad una persona dei miei ultimi giorni di ferie al mare. In Calabria. Sul mio mare. Nella stessa casa dove sono cresciuto con la mia famiglia. Le ho raccontato dell’ultimo giorno. Degli ultimi momenti in spiaggia. Della tristezza che mi assale ogni ultimo giorno e ultimi minuti. Le ho raccontato della tristezza che mi pervade in quei momenti: non già per via del fatto che è l’ultimo giorno di vacanza quanto per il fatto che, quel giorno, il mare è bello di una bellezza indescrivibile e unica e indimenticabile.

Di quella visione, quel giorno, cerco di saturare il mio pensiero, la mia memoria, ogni fibra del mio corpo e battito del mio cuore. Perché quello splendore, quella luce, quel profumo, il sapore di quel sale che avverto passandomi la lingua sulla labbra, me lo dovrò ricordare per un intero anno: è uno dei motivi che mi fanno gioire ad ogni nuova alba, consapevole che un giorno in meno mi separa dalle nuove vacanze di nuovo lì. 

Ci sono solo due cose che per me sono altrettanto belle di quel mare quel giorno. 

La prima è anche più bella.

La seconda è l’atmosfera di devozione e di santità, l’energia e la pace che si respira a Varanasi, in riva al Gange. La città è un delirio di suoni e odori, non sempre piacevoli, intensi. Il caos che nella città è ovunque, lentamente scema, anzi lentamente scompare, inizialmente attutito, per la concentrazione del pensiero che si avvicina sempre più a Dio, man mano che ci si avvicina al fiume.



Tra pochi mesi sarò di nuovo a Varanasi. Attraverserò i suoi mercatini. Osserverò le sue bancarelle. Godrò delle sue splendide albe. Potrò di nuovo sedere in riva al Gange, di nuovo essere cullato dalle sue acque mentre osserverò, in rispettoso silenzio, lo svolgersi dell’arati serale. E ci andrò in compagnia di alcuni nuovi amici: fratelli e sorelle spirituali cui spero se ne aggiunga ancora una. 
Che gioia!!!

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