giovedì 16 settembre 2010

Cyrano de Bergerac


Di tanto in tanto anche un po' di letteratura

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CIRANO: Troppo tardi, cugina. Sto per salir lassù, nella luna opalina. Le anime che amo, simili agli estri miei, ritroverò in esilio, tra Socrate e Galilei. Filosofo, naturalista, maestro d’arme e rime, musicista, viaggiatore ascensionista, istrione ma non ebbe claque, amante anche, senza conquista. Qui giace Ercole Savignano Cirano de Bergerac che fu tutto, e lo fu invano. Ma io vado, pardon, non posso far attendere. Visto? Il raggio di luna che mi è venuto a prendere? Non voglio il vostro appoggio, null’altro che le piante. Lei viene. Già mi sento di marmo raggelante, inguantato di piombo. Ah, poiché ella è in cammino, andrò a incontrar la sua falce col mio destino. Voi che dite? Non serve? Lo so, bella scoperta. Perché battersi solo se la vittoria è certa? Più bello quando è inutile, tra scoppi di scintille! Chi sono tutti quelli? Ah, ma siete mille e mille. Ah, sì, vi riconosco, nemici miei in consesso. Menzogna, Codardia, Doppiezza, Compromesso… Lo so che alla fin fine voi mi darete il matto. Che importa, io mi batto, io mi batto, io mi batto! Ah! Voi mi strappate tutto, l’alloro e la rosa. Servitevi. Malgrado voi, mi resta un’altra cosa che è mia. E quando a sera entrerò in quel di Dio, spazzerà il mio saluto l’azzurro sfavillìo e offrirò, con l’orgoglio che mai macchiai né macchio, l’indomita purezza del…
ROSSANA: Del?
CIRANO: … mio pennacchio


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