lunedì 13 settembre 2010

Centro ovunque - nessuna circonferenza


Se scavi in un posto fai una buca, ma se scavi in molti posti non arriverai mai da nessuna parte.

Che altro c’è da fare se non accordare corpo e anima alla Pienezza del Supremo?
Qualunque sia l’oggetto del nostro pensiero, del nostro desiderio, finiamo con “l’assumerlo” nel nostro corpo, nella nostra mente, nella nostra anima…nel nostro sé, ad ogni respiro. 

Ma sappiamo ormai, per via delle nostre esperienze, delle nostre delusioni nella vita ma anche per via delle gioie provate, che tutto è transitorio in questo universo. Tutto eccetto Lui/Lei. Perché dunque non pensare a Lui/Lei in ogni momento? Perché non accordare le corde della nostra anima alla pienezza del Supremo? Assumeremo così Lui/Lei ad ogni nostro respiro. Il pensiero di Dio, ancor di più, la ripetizione del nome di Dio, ci aiuta ad accordare il corpo alla Sua vibrazione e rende impossibili le vibrazioni grossolane che ci mantengono nell’illusione. Abbandonarsi a questo, non è una mera accettazione passiva, significa infine considerare, realizzare, comprendere, sentire che ogni cosa proviene da Dio. 

Tutto ciò che vediamo o che facciamo è  manifestazione della Coscienza e, pertanto, reale. Eppure qualunque cosa vediamo o facciamo, preso come un fenomeno frammentato e indipendente dal tutto, diventa privo di significato. Ma allora come fare per rendere giusta l’azione affinché ci riporti al Centro anziché in una nuova “attività” che ci allontani ulteriormente dal divino? 
Bisogna tirarsi fuori da tutto, eccetto ciò che è assolutamente necessario ai fini della sopravvivenza e passare il resto del tempo nella contemplazione? 
Evitare tutto il mondo fuori? 
Lahiri Mahasaya è stato grande in mezzo agli uomini. Realizzato mentre quotidianamente effettuava il suo lavoro nel mondo materiale. L’azione può diventare assolutamente pura, senza Io. E lo stesso Krishna, nella Baghavad Gita, ci dice che l’azione è superiore all’inazione e che Lui stesso non resta mai senza agire. 

Naturalmente noi, oggi, non siamo Lahiri Mahasaya e neppure Il Signore Krishna ma, allo stesso modo, dovremmo poter imparare ad agire lasciando i frutti dell’azione. Offrendoli in alto, all’occhio spirituale. Così, dovremmo imparare a vivere con la mente costantemente fissa su di Lui. In qualunque passo muoviamo sul marciapiede che percorriamo. In qualunque boccone di cibo ingeriamo o parola che pronunciamo. Lui è lì. Se il nostro scopo, il nostro desiderio, è di compiacere Dio, non dobbiamo preoccuparci di compiacere nessun altro. Non dobbiamo lasciarci distrarre da niente altro. Non dobbiamo prestare attenzione a nulla di esterno ma rimanere sempre all’interno del “centro ovunque, nessuna circonferenza” come usava dire Yogananda. Rimanere nel centro, qualunque sia l’attività che svolgiamo: mangiare, bere, camminare, lavorare. Non bisogna abbandonare il lavoro ma mantenere la meditazione (lo stato meditativo) mentre si sta lavorando.

Fa’ il tuo lavoro sempre col pensiero che è il Suo lavoro. Dedicalo a Lui e pensa che tu lo stai facendo per pulire la tua mente così come pulisci le finestre, fa’ così con tutto il tuo lavoro. (Anandamyee Ma)

Questo porterà alla libertà. Pensare che Lui opera, pensa, parla attraverso noi, renderà qualunque cosa noi stiamo facendo una pura meditazione. 

Ciò pulisce la mente e inoltre, non ci cureremo più se quell’attività ci reca piacere o disagio.

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