giovedì 7 ottobre 2010

Più felice il bambino che hai dentro

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"Dimmi quando tu hai fatto più felice il bambino che hai dentro".

Una bella e abbastanza recente canzone recita più volte questa frase. Oggi mi sento di essermi fatto felice. 
Ieri ho fatto la seconda lezione di kundalini Yoga.
Kundalini è una tecnica che combina esercizi respiratori, rilassamento, meditazione e mantra, con sequenze di movimenti. Lavora sul corpo secondo i Kriya; sequenze di movimenti e di posture connessi con tecniche respiratorie. 

La pratica è piuttosto intensa e vigorosa e stimola la circolazione sanguigna, rigenerando e bilanciando tessuti, organi, sistema ghiandolare e nervoso.

Dona coscienza del proprio corpo e consapevolezza di sé crescente.

Lavora sulla colonna vertebrale e i sette chakra con l'obiettivo di "risvegliare" la kundalini, il serpente dormiente alla base della spina dorsale.

E' una concezione piuttosto differente da quella che ho sempre avuto e sperimentato dello yoga (inteso solamente come pratica fisica). Sono abituato all'Hatha Yoga, all' Ananda Yoga, basati principalmente sulle Asana (e relativa respirazione associata).

Nel Kundalini Yoga di Asana se ne usano poche.

Ho fatto la mia seconda lezione! E' stata un'esperienza piuttosto intensa. Abbiamo lavorato intensamente sui chakra inferiori e sul 3° particolarmente.

Sento forte i benefici della pratica sugli aspetti associati a quel chakra. Ho percepito intensamente la consapevolezza dell'energia lungo la spina dorsale e diretta in alto.

Nonostante non è lo yoga cui sono abituato a pensare credo che continuerò a seguirne le lezioni, integrando questa pratica a quelle spirituali che i miei Maestri hanno portato nella mia vita.

Non per nulla mi considero, da sempre, un libero cultore dello spirito rifiutando qualsiasi etichetta o associazione.

Vivo, amo, non faccio del male a nessuno (almeno ci provo, forse non sempre ci riesco), credo, prego, piango, di tanto in tanto sorrido e rido con gli altri e mai degli altri.

Lama Yesche ripeteva sempre (non cito testuale) di non credere a quello che dicono gli altri ma di credere solo a quel che, dopo averlo messo alla prova, ci è sembrato nobile.

E così io faccio. Sempre.

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