martedì 24 maggio 2011

Due anni fa


Due anni fa come oggi, iniziava il mio silenzioso viaggio della speranza in compagnia della mia sorella maggiore.

Correvo in auto verso casa. Correvo in auto verso l’ospedale in cui mia mamma lottava, distesa intubata nel suo letto, preda improvvisa di un male oscuro, invisibile, perfido e sconosciuto.

Due anni fa come domani, la mia madre terrena avrebbe lasciato il corpo. Avrebbe lasciato suo marito, i suoi figli e tutto il resto. Mi avrebbe privato della possibilità di sciogliere tutti quei nodi che con lei ora resteranno irrisolti per sempre.

Sono trascorsi due anni e ancora ho ben stampata in mente l’immagine dei suoi occhi e del suo viso deturpato dalla malattia. 

Sogno spesso di lei. Ma mai come vorrei. In sogno lei è viva e in salute. Scene di vita quotidiana. Ma ogni volta mi scopro deluso da quei sogni che non mi lasciano mai nulla di intenso. Al risveglio tutto è come prima. Consapevole che si trattava appunto solo di un sogno inizio la solita routine quotidiana.

Vorrei invece vivere un sogno carico di intense emozioni. 

Vorrei sognar di sentir bussare alla mia porta e aprendo vederla sorridere. Scoppiare in lacrime e abbracciarla stretta e a lungo. Spostarmi di lato e lasciarla entrare. Sedere sul divano, sorseggiare insieme un caffè e chiacchierare. E parlarle di me. Di noi. Raccontarle questi due anni. Di ciò che ho imparato. Di cosa è successo da quando non c’è più. Dirle di ciò che mi ha fatto ridere. Di ciò che mi ha fatto piangere. Di vittorie e sconfitte. 

Le racconterei di quel complimento lavorativo arrivato inaspettato da una collega, ora un’amica, che ancora mi risuona nelle orecchie. Le direi di chi ho amato, di quanto ho amato e del dolore che ne è derivato. 

"Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead"

Che anche se cerco di trattare tutti allo stesso modo, ci sono e ci saranno persone speciali che vorrei scaldare al fuoco del mio cuore, persone per le quali vorrei essere ciò di cui sentono la mancanza nella vita. Buon amico, padre, fratello, amante. Quanto vorrei essere la soluzione del dolore altrui. Una parola di conforto, un silenzio chiarificatore. 

Ma troppo spesso fallisco. 

Una volta una donna mi ha detto che in mia compagnia sentiva una pace mai provata invaderle il cuore. 

Ecco ciò che desidero essere per gli altri e non ho mai detto nulla di questo a mia madre.

E allora le direi che ho finalmente imparato quanto profondamente la vanità affondi le sue radici nel cuore umano. La vanità, un’altra forma della paura di non essere amati: al di là della corazza più lucente pulsa pur sempre la vulnerabilità umana.

Le direi delle difficoltà che continuo ad incontrare ogni giorno nella mia vita:  tutto così piatto, tutto così incolore. Come fossi in esilio dal mondo in una città che non sentirò mai mia e in mezzo a gente così diversa da me e tale che non comprenderò mai.

Le direi di tutte quelle cose che le ho sempre nascosto.

Le confesserei che ho ancora bisogno di lei. Perché ho voglia di avere voglia di tornare per le vacanze nella casa in cui mi ha cresciuto. Di vedere la spiaggia e il mare dove mi portava, bambino. Quella piazza, quella strada, quei negozi. 

Quel cimitero. 

E invece…e invece tornare ai piedi di quel colle, rivivere segretamente ancora una volta quelle ultime ore, sentire di nuovo quel nodo in gola, rivedermi -incapace di dar voce al dolore che mi investiva- disteso sul letto accanto alle mie sorelle, come fossimo ancora bambini, è veramente l’ultimo dei miei desideri.

Le direi di Dio e del mio rapporto con Lui, del mio desiderio di Lui. 

Ma le chiederei, soprattutto, di Dio. 

E poi…

E poi mi inginocchierei ai suoi piedi implorandola di non andare. Di restare con me. 

E di nuovo scoppierei a piangere nel vederla uscire e ritrovarmi ancora solo. 

E allora mi sveglierei e mi scoprirei con la testa che scoppia per le lacrime versate durante il sonno. Ma saprei bene di non aver sognato. Forse un po’ triste, inizierei la giornata con la consapevolezza di aver ricevuto il darshan di mia madre. 

Ma per ora, sarà per un’altra volta.

1 commento:

  1. Mi piace pensare che tua madre sappia tutte queste cose di te e anche di più. E segue ogni tuo passo con l'orgoglio per quel figlio divenuto uomo.
    Un abbraccio. f_

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