mercoledì 28 dicembre 2011

In a mirror

ॐॐॐ


Buon Natale mamma. E buon anno.
Son passati due anni e mezzo da quell’infausto Maggio che tu ed io ben ricordiamo. Da quando tuo marito, mio padre, ha lasciato il corpo.
Posso immaginare il dolore che da allora porti nel cuore. È lo stesso che anche io porto dentro. Posso immaginare le giornate vuote e le ore insignificanti che spesso ti sei trovata ad affrontare.

Tanto è cambiato da quel giorno.  
Molti problemi, giù, a casa, si sono dovuti affrontare. Molti si sono risolti con il nostro comune impegno e la volontà di aiutarsi.
Molti ancora vanno affrontati. Ma non dubito che tutti e quattro insieme troveremo la migliore soluzione.

Papà non c’è più, ma come mai prima di quel giorno, oggi, ti sento vicina.
Ora vivi a pochissima distanza dai tuoi figli e poter trovare conforto, la sera, dopo il lavoro, nel passare a trovarti per assicurarmi che tu stia bene e chiacchierare e bere qualcosa insieme, per me è impagabile.
Alla Domenica, ritrovarci tutti insieme, mi fa sentire parte dei quella famiglia che non è mai stato mio privilegio essere.

Finalmente sento quell’amore che non ho mai sentito. Perdonami mamma, ma finalmente sento quell’amore che non c’è mai stato tra tutti noi.

Sento sempre la mancanza di papà sai? E probabilmente mai mi perdonerò per non essere riuscito a dirgli che gli volevo bene; per non essere stato in grado di dissipare e sciogliere la sua incapacità di fidarsi di me.
Per non aver saputo dire ‘adesso basta, adesso si fa come dico io’, quando si è reso necessario.

Ricordo che qualche anno fa lessi in un libro o in un giornale o sentii da qualche parte, non rammento con precisione, delle parole che mi sconvolsero.
Ma che solo da quel triste giorno ho iniziato a comprendere.
Non cito testuale ma recitavano più o meno così:

“Dicono che i genitori devono morire perchè i figli raggiungano la loro massima espressione”.

Accidenti se è vero. Accidenti se è tristemente vero.
In questi giorni invece trovo conferma di tutto questo tra le parole di un saggio di psicologia sull’evoluzione della personalità del bambino, diventato adulto, diventato genitore.
Si diventa adulti solo quando si affrontano le sfide della vita senza padre e madre.


Penso ancora e spesso, con rammarico, a tutto quel che ho vissuto da bambino e che indelebilmente ha modellato la mia personalità.
Incapace di affrontare determinate situazioni perché incapace di affrontare mio padre.

Oggi sto crescendo. Forse con estremo ritardo mi sento finalmente capace di abbattere il mondo intero qualora lo desiderassi. Ma da quando sento questo non provo mai il desiderio di abbattere nulla.
Provo invece solo il desiderio di rispondere con amore a tutto.
Il mondo spesso mi volta le spalle. Spesso mi ferisce. Mi ferisce persino quella parte di mondo che considero più pura.
Ma sto imparando che non serve lamentarsi. Che non serve rimanere delusi.
Ho imparato che ognuno, dal suo livello di coscienza, lotta per migliorarsi.
E questo merita rispetto a prescindere.

Ma da quell'infausto giorno ho iniziato ad essere ascoltato da te. La mia opinione da quel giorno ha acquisito importanza. I miei consigli, seguiti.

Non ho la presunzione di considerarmi migliore di nessuno; questo è un insegnamento, un regalo e forse anche un limite, che mi ha trasmesso papà.
Ho imparato a non dolermene.

Ho imparato quanto tristemente io possa essere felice da quando, quel triste giorno, tutta la vita attorno a me ha preso una piega differente.
Migliore.

Dolce è la gioia, la tristezza è un sogno

ॐॐॐ

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