martedì 7 settembre 2010

Lungo il cammino

Sono in viaggio per lavoro. Solo in camera d’albergo. Sono le 5:22 ed ho appena finito la mia sadhana di meditazione. In questi giorni sto leggendo un libro che racconta la storia di una ricercatrice spirituale occidentale che, in viaggio in India, finisce col conoscere Anandamayee Maa e diventarne discepola.

Io credo che ogni religione, ogni percorso spirituale, sia assimilabile a dei rami di uno stesso immenso albero. Osservando singolarmente ogni ramo, escludendolo dall’insieme cui appartiene, questo sembra avere vita propria. Indipendente e unico. Eppure tutti i singoli rami appartengono allo stesso identico tronco. Alla stessa identica radice. Alla stessa identica vita.

Penso che ogni religione, ogni percorso spirituale conduca alla medesima meta. Ci sono rami-percorsi spirituali più distanti dal tronco, in cui il cammino, per la povera formica che ne percorre il tragitto in attesa di tornare a terra, richiede più tempo ed altri in cui ne richiede molto meno.

Il tronco però, tocca terra nello stesso punto per tutti i rami.

È particolarmente soddisfacente quando si viene a scoprire, attraverso l’analisi o l’intuizione, che tutti i sinceri maestri, appartenenti ai più disparati sentieri spirituali (ma potrei dire “le più disparate religioni”), insegnano le stesse cose e mostrano gli stessi segni di evoluzione.

È davvero come fosse una prova inconfutabile che si è nel giusto: non si sta lottando invano contro la pigrizia, la mancanza di volontà, le difficoltà che la vita con la sua sfrenata società attuale impone. E questo è uno stimolo ancora maggiore.

Swami Kriyananda insegna che non è bene per chi è agli inizi lungo un sentiero spirituale, leggere-studiare-informarsi riguardo altri sentieri. Pare che rappresenti uno dei modi in cui Maya riesca a confondere il ricercatore, non permettendogli di scegliere la via giusta per sé. Ma io credo che in seguito, una volta scelto e una volta che l’amore per il Maestro e del Maestro ci ha mostrato la via, solo quando si è ben aggrappati al “raggio d’energia” del guru, ogni lettura che, come nel mio caso, confermi la validità degli sforzi, diventi uno stimolo e l’occasione di un piacevole sorriso di gaudio.

In questo libro i concetti riportati riguardo gli insegnamenti di Anandamayee Maa, collimano in tutto e per tutto con quelli insegnati dal mio Guru. La stessa identica smisurata devozione ma anche gli stessi suggerimenti e tecniche base per la sadhana (certo non posso conoscere le tecniche avanzate insegnate da Maa).

Alla fine scegliere questo o quel sentiero diventa un atto di fede.


Perché è così difficile decidere tra due o tre vie d’azione e come si può sapere qual è la cosa giusta da fare (e questo riguardo qualunque aspetto di vita)?

Maa risponde: “È la natura della mente nel suo stato presente che è instabile e divisa, che è attratta da una cosa e respinta da un’altra. Finché la mente si trova in questo stato, quella difficoltà non può che persistere. Ma se la mente si rinforza e sale a un livello superiore oltre questa instabilità, in cui può vedere tranquillamente le cose dall’alto, la scelta diventerà chiara”.

Come la mente raggiunge quello stato?

“Soffermandosi su ciò che è permanente. La natura di questo mondo è il cambiamento costante e se la mente si sofferma su questo mondo, deve anch’essa cambiare continuamente. Non è necessario abbandonare il mondo e le sue attività. La chiamata per la solitudine arriverà a un certo stadio, quando sarà così imperativa per cui dovrai obbedire. Per il presente, se farai del sadhana per alcune ore al giorno, ciò cambierà lentamente il tuo atteggiamento verso il lavoro e tu sarai ‘nel mondo’, ma non ‘del mondo’”.

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