martedì 20 settembre 2011

IR


ॐॐॐ

Ieri ho fatto un’esperienza che non pensavo avrei mai vissuto, visto il corto guinzaglio a cui la mia mente razionale mi tiene legato.
Mi son sdraiato e ho chiuso gli occhi. Ho lasciato che il respiro si rilassasse e che ogni centimetro della mia pelle sentisse il contatto con la superficie del divano su cui ero steso.
Ho lasciato che la sua voce mi guidasse attraverso il giardino da cui, ai piedi di un pozzo costruito in pietra e ferro, partiva uno splendido arcobaleno. Definito, profondo. Luminoso.
Ho scelto di fidarmi di lui e di chi mi aveva portato a lui ed ho lasciato andare ogni perplessità.
Ho lasciato che l’immagine dello “zio comune” divenisse splendida metafora del mondo segreto, spaventoso e illuminato di una luce ottocentesca, in cui stavo per viaggiare.
Son nato, ho vissuto, sono morto e poi ho rivissuto di nuovo gli stessi giorni con una consapevolezza maggiore. Con la cieca fede che non tutto sarebbe finito lì, ho lasciato sprofondare il mio corpo privo di forze nelle gelide acque dell’oceano. Ho sentito i miei polmoni, induriti e gelidi, incapaci di gonfiarsi di ossigeno. Ho visto me stesso chiudere gli occhi e abbassare il capo esalando le ultime bolle di respiro.

L’ho lasciato andare e così pure, in quella vita, ho lasciato andare tutti loro.

In quella stessa vita, li ho poi riabbracciati di nuovo.

Un sogno? Suggestione? Prodotto della mia mente?

Comunque sia, è ossigeno nuovo quello che adesso respiro.


ॐॐॐ

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